27 set 2015

LO ZIBALDONE - SETTEMBRE 2015

TRA SE' E SE'

Conoscere gli altri? Impossibile se prima non si conosce se stessi. (Daniele De Patre)

Sorge il sole. Il nuovo giorno bussa alla mia porta ed è dunque arrivato il momento di dare inizio alla lotta quotidiana, di avvicinarmi allo specchio, di guardare in questi occhi che spesso tento di evitare e di affrontarmi. Facile a dirsi, ma a farsi? Decido che la cosa migliore è quella di dar luogo a un franco e costruttivo confronto attraverso un colloquio interpersonale con me stesso.

Parlare da soli, in effetti, viene comunemente ritenuto un segno di qualche instabilità mentale. Invece autorevoli studi scientifici condotti su questa diffusa abitudine rivelano che è vero proprio il contrario: parlare da soli fa bene. Aiuta ad esercitare l'autocontrollo, riduce i comportamenti impulsivi, porta a sviluppare un migliore processo decisionale. Insomma, fa bene alla salute, mentale e fisica. Si è sempre saputo che le persone conducono una sorta di dialogo interiore con se stessi, ma fino ad ora non era chiara l'importanza di tale funzione. Mandiamo continuamente dei messaggi a noi stessi con l'intento di autoesaminarci, fare il punto su ciò che facciamo, ragionarci sopra.

Parlando con noi stessi ci diciamo per esempio che dobbiamo continuare a correre anche se siamo stanchi mentre facciamo jogging, oppure di smettere di mangiare anche se avremmo voglia di un'altra fetta di torta, o di trattenerci dal perdere le staffe nel pieno di una discussione. Talvolta questi messaggi esistono solo a livello di pensieri, restando silenziosi, altre volte vengono esplicitati, in una sorta di conversazione ad alta voce con noi stessi e questo dialogo interiore è comunque utile e molto diffuso, anche se non sempre la gente si rende conto di farlo.

In questa sorta di autoanalisi i pensieri che ci attraversano la mente condizionano la nostra visione del mondo, influenzano le nostre attitudini e le relazioni con gli altri. Ci sono però casi in cui questo processo provoca una sorta di sofferenza e questo si verifica quando crediamo a un pensiero che si oppone a ciò che è. Volere che la realtà sia diversa da quella che esiste, è come pretendere d’insegnare ad un gatto ad abbaiare. Puoi provare quanto vuoi, ma alla fine il gatto ti guarderà e dirà: “Miao”. Volere che la realtà sia diversa da come è, risulta di fatto irrealizzabile.

Ma il peggio si verifica quando tutto ciò che penso non succede mai, quando i pensieri si tramutano in illusioni che poi regolarmente, anche se non sono cose assurde, non accadono lo stesso. Esistono anche le considerazioni negative, i pensieri brutti, e sono convinto che la consapevolezza di averli è già di per sè cosa positiva: non bisogna perdeteli, sono il regalo dell’ universo; l’unica cosa che si può fare, è lasciarli lì e osservarli mentre sono con noi perchè nonostante tutto, finché il sole e i pianeti restano al loro posto, non c'è nulla di cui preoccuparsi seriamente.

Insomma questo tipo di comunicazione è fatta dal tuo pensiero e dalle conversazioni con te stesso, ed è un tipo di personale autocritica attraverso la quale non puoi che trarne grandi benefici sicché, la prossima volta che vediamo qualcuno parlare da solo, non precipitiamoci a dire che è un po' matto.


IO & ME

A volte non andiamo proprio d'accordo. Uno la pensa in una maniera e l'altro in modo diametralmente opposto. Come il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto a seconda di chi lo osserva. Il fatto è che questi due personaggi, nonostante si contrappongano tra loro, sono una medesima persona, sono parte di me stesso. Così a fronte di talune iniziative di una certa rilevanza da perseguire, le mie due parti si combattono aspramente.

E questo è un antefatto tragico perchè, prima di dire o fare qualcosa mi scervello pensando a tutte le possibili alternative, cerco di immaginare quale di esse possa risultare la migliore, navigo nella più assoluta insicurezza, mi assalgono non pochi dubbi più o meno plausibili. In conclusione spreco del tempo, traccheegio, esito e non sono mai certo che infine la decisione presa rappresenti la strada più giusta da percorrere.

Indiscutibilmente le due anime che convivono in me sono di natura molto diversa. Una è pragmatica, realista, concreta mentre l'altra idealista, istintiva, utopistica. Fortunatamente quando nella vita mi si presenta un bivio esistenziale è sempre la prima anima che suggerisce la strada migliore anche se la seconda non lesina critiche. Probabilmente, semprechè la seconda personalità non prevalga, debbo risultare agli occhi degli altri un tipo abbastanza (ma non troppo) concreto e con i piedi per terra.

In questo travagliato rapporto con la mia interiorità è come essere spaccati in due: l'io e il me stesso, soggetto e oggetto. Ma siffatta dualità è stata creata artificialmente dal cervello ed è la causa fondamentale di ogni complessità superflua, di tutti i problemi e conflitti della vita.

Ciononostante a volte si verifica un fatto stupefacente: io e me stesso andiamo d'accordo, diventiamo una sola persona. Acquisisco allora una volontà ferrea, perseguo gli obiettivi con determinazione assoluta e non ho tentennamenti ne ripensamenti. Senza problemi utilizzo tutti i mezzi leciti per raggiungere i miei traguardi e in questa situazione di conclamate certezze posso diventare finanche un individuo pericolosissimo.

La spaccatura causata dalla consapevolezza autoriflessiva viene guarita, i suoi effetti negativi allontanati. Non vi è più un io o un se da proteggere, difendere o alimentare. Quando l'io e il me si fondono in una cosa sola allora si diventa illuminati e finalmente si recupera il rapporto con se stessi.

LA DISSENNATEZZA DEL SORRISO

I giovani di oggi, già chiamati da fonte autorevole "bamboccioni", sono considerati apatici, senza obiettivi precisi, personeche non vogliono crescere, non vogliono prendersi le proprie responsabilità e non si sentono pronti a scendere in prima linea per difendere i propri diritti.

Incontro continuamente gente che sorride, sopratutto giovani, stupende ragazze con occhi allegri e sguardo seducente,maschietti atletici e tatuati, contenti e felici, ebetamente imbrancati in informi gruppi con l'unico scopo di passare il tempo con maleducazione e volgarità in spropositate alcoliche bevute e ininterrotte fumate da sballo.

C'è poco da sorridere e tantomeno da ridere. Fino a non molto tempo fa, incontradoli per strada, si diceva "beata gioventù" e si affermava convinti lo stereotipo che loro e solo loro avrebbero cambiato questa società, per antonomasia marcia e corrotta.

Oggi invece scrutando nei loro occhi "ridenti e fuggitivi" mi accorgo che posseggono solo una visione  parziale della realtà e che, come una specie animale protetta, conoscono solo i confini della loro gabbia,che per loro rappresenta  i confini del mondo, nella quale (ahimè temo a loro insaputa) sono principescamente mantenuti da una incosciente ma premurosa società parentale.

Purtroppo tutto questo è un unico, gigantesco, tragico equivoco. Non si sono accorti che la società nella quale sono stati allevati in batteria e nella quale imprudentemente ancora confidano sta andando a rotoli e che siamo alla  vigilia di una non meglio delineata rivoluzione esistenziale. Questi giovani non hanno rabbia vitale, non cercano la sintonia con le cose che cambiano, non hanno interiorizzato l'idea di un nuovo modo di vivere e lasciano che altri decidano per loro cosa si deve fare e come ci si debba comportare. Lo ha affermato anche il nostro presidente del consiglio quando ha parlato di generazione perduta.

Per loro non esiste futuro e nulla è garantito salvo una esistenza precaria e senza stimoli.Saranno famosi? No, saranno poveri ed il loro futuro resta incerto con scarse prospettive di occupazione e reddito.

L'ULTIMO TRENO

Ho sempre pensato che il treno fosse la metafora della vita. Ciò che vedi dal finestrino rappresenta il tuo presente. Il paesaggio al di là, davanti al treno, non lo conosci ancora, è il tuo futuro. Siamo tutti ancora qui, siamo noi, siamo i passeggeri del grande treno ITALIA, nella "la stazione del tempo sospeso". Siamo scesi e siamo rimasti lì, in silenzio, immersi nei nostri pensieri, aspettando il futuro. Siamo frastornati e inebetiti dal paesaggio intravisto lungo il viaggio, un paesaggio di desolazione, di degrado, di sopraffazione che nulla aveva da spartire con ciò che avremmo dovuto scorgere e con le aspettative che coltivavamo nelle nostre menti.

Conserviamo ancora negli occhi il triste spettacolo delle moltitudini di persone che si avviavano decisamente a varcare la soglia della povertà mente pochi squallidi profittatori si arricchivano alle loro spalle, dei tanti giovani qualificati privati della dignità di un lavoro e derubati del loro futuro, delle innumerevoli persone obbligate ad un'emigrazione forzata verso altri paesi per poter sopravvivere. Abbiamo assistito all'immigrazione incontrollata di decine di migliaia di disperati dall'Africa mediterranea destinati ad ingrossare le fila dello sfruttamento, della schiavitù e della criminalità. Infine non possiamo certo dimenticare le torme di sciacalli nostrani che abbiamo visto intenti a depredare il paese delle ultime risorse rimaste prima del crollo definitivo .

Siamo diventati pessimisti e siamo convinti che il nostro treno sia davvero arrivato all'ultima stazione e non vediamo come si possa evitare che pian piano degradi definitivamente corroso dalla ruggine del tempo. Gli avvenimenti di questi ultimi giorni che appalesano scenari di corruzione a tutti i livelli altrimenti impensabili hanno dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che la nostra classe politica non sa cosa fare, non ha una chiara linea politica da seguire se non quella di perseguire, chi più e chi meno, il proprio illecito arricchimento.

Forse alcuni uomini politici, alcuni uomini dello stato, hanno capito, si sono resi conto della concreta portata di quello che stava succedendo ma non hanno trovato di meglio se non sostituire l'essenza dei fatti con una loro edulcorata rappresentazione, una realtà virtuale. Il che vuol dire raccontare la nostra esistenza quotidiana sotto l'ingannevole ottica dei mass media nazionali e noi sappiamo che attraverso i media si perde il principio di realtà, sappiamo che diventa impossibile distinguere fra ciò che è vero e ciò che è falso.

Però, in questo mondo deformato da una informazione dominata dal pensiero unico del capitalismo clientelare e della globalizzazione, forse forse c'è una buona nuova alla quale, ovviamente con il beneficio d'inventario, potremmo dar credito. Sembra che il nostro treno, con molta cautela e lentamente per carità, stia incredibilmente per ripartire.

I signori passeggeri possono risalire e accomodarsi ai loro usuali posti in attesa di godersi attraverso i finestrini lo spettacolo di là da venire, davanti al treno. Ma tutti hanno notato una cosa. Il treno ha cambiato nome e non si chiama più ITALIA ma si chiama EUROPA.

GATTOFANTASMA

E' difficile riconoscere un gatto nero in una stanza scura, soprattutto quando il gatto non c'è. (Proverbio cinese)

Questo è il più folle e insieme il più semplice post che mi accingo a scrivere. Non mi aspetto né plauso nè apprezzamento alcuno per ciò che mi accingo a dire anche  perchè i miei stessi razionali ragionamenti respingono quanto hanno direttamente sperimentato i miei sensi. Debbo premettere che non soffro nenache minimamente di squilibri mentali, di allucinazioni psicotrope e non sono soggetto a visioni oniriche durante il mio stato di veglia quotidiano. Insomma  non sono matto e le parole che seguono hanno solamente lo scopo di esporre pianamente e succintamente una serie di semplici eventi domestici, senza commentarli.

C'è di mezzo un gatto, ed e noto come molti attribuiscono a questo felino un significato esoterico, quasi magico. E' un gattone  nero color antracite senza un pelo bianco sul mantello, di grande taglia, possente e indolente allo stesso  tempo, dagli occhi gialli e penetranti. E'un gatto che sicuramente appartiene a quella razza autoctona dei gatti di città, selvatico ma abituato alla presenza dell'uomo per il quale non mostra il minimo senso di timore.

Ora tutti sanno come nell'indole felina esista il concetto di territorialità e quindi il nostro gattone ha deciso che il territorio di sua pertinenza debba essere il mio giardino per cui doverosamente vi effettua regolari e pressochè quotidiane perlustrazioni. La cosa non mi dispiace affatto, infatti il nostro amico provvede a tenere lontani quei piccoli e sgraditi animaletti che di solito abitano il giardino e che vanno sotto il nome di topolini di campagna, lucertole, ramarri e affini. Ma non mi capacito, essendo il giardino completamente recintato, di come questo animale, non proprio piccolo, possa entrare ed uscire come più gli aggarda e per cercare di capire ho esaminato accuratamente la rete di recinzione senza trovarvi il più piccolo varco e d'altronde l'altezza è tale da escludere la possibilità di un suo superamento con un balzo, anche se felino.

Non è molto che ho notato la sua presenza. Ad essere sincero circa tre o quattro mesi fa per la prima volta ho visto come un'ombra scura con la coda dell'occhio e quando ho guardato in quella direzione non c'era assolutamente nulla. Altre volte ho avuto l'impressione della sua presenza furtiva senza mai riuscire a localizzarlo e ad individuarlo con precisione. Insomma quando guardavo direttamente, questa inquietante presenza scompariva di botto. Nè mai sono riuscito a trovare le sue impronte che avrebbero dovuto trovarsi sul selciato specie dopo un pò di pioggia, tant'è vero che mi ero quasi convito di avere a che fare con un fantasma dall'aspetto gattesco.

Ma una volta, finalmente, si è manifestato pienamente nella sua fisicità felina: è stato d'estate quando sul far della sera è passato lentamente, senza far alcun caso a me, davanti alla porta finestra che dà sul giardino. Mi sono subito precipitato fuori per poterlo incontrare ma...come al solito, era svanito nel nulla. E così per molte altre volte ancora finchè ho deciso di allettarlo con appetitosi bocconcini gatteschi e col recondito scopo financo di farlo entrare in casa e di offrirgli un vero e proprio banchetto a base di latte che per i felini, tra tutte le cibarie possibili, è la più gradita.

Ma, vi assicuro non c'è stato niente da fare. Non appena ho cercato di allettarlo con richiami vari e con l'offerta di leccornie, si è finalmente fermato e mi ha fissato con quel suo gelido scguardo giallastro, come fossi un demente. Ho cercato di accarezzarlo ma, non appena ha avuto sentore delle mie intenzioni, è balzato via ed è, come al solito, scomparso nel nulla.

Da allora in poi, ogni volta che transitava in perlustrazione con la sua andatura indolente davanti alla porta finestra, mi guardava fisso e se ne andava per i fatti suoi. Però non sempre è andata così. Una volta è arrivato, si è fermato in silenzio (non l'ho mai, e dico mai, sentito miagolare), si è seduto guardandomi e sempre guardandomi si è acciambellato davanti a me. Così è rimasto senza alcun movimento per un tempo indefinito.

E allora mi è sembrato di percepire il suo pensiero, di, come si usa dire, sperimentare un contatto mentale con lui. Ho capito che il gatto non voleva niente, ne cibarie ne carezze: voleva semplicemente essere me, voleva  entrare in casa e lì proseguire le sue giornate senza la mia presenza, voleva semplicemente sostituire la sua natura gattesca con la mia natura umana. E aspettava paziente che questo fatto si avverasse. Vi confesso che, dopo questa percepita rivelazione, sono rimasto alquanto scosso per cui ho tralasciato di interessarmi ancora al gatto, lasciando che liberamente andasse, venisse, perseguisse i suoi interessi secondo la sua natura di animale selvatico. Finché.....

Era quasi notte, pioveva, tirava un forte maestrale ed ero uscito in giardino per verificare la tenuta degli arredi esterni quando ho sentito un colpo secco come quello di una porta che sbatteva. E in realtà era la porta finestra della mia abitazione che, per un qualche motivo che non saprei quale fosse (per la mia sanità mentale tendo a pensare che la colpa fosse di un'improvvisa ventata) si era chiusa di colpo con la chiave dentro lasciandomi all'esterno in balia della imminente tempesta.

E' inutile dire che in tale frangente, mentre mi accingevo a pronunciare frasi poco riguardose e sgradite sia agli uomini e non, iniziavo a controllare se vi fossero altri accessi praticabili tipo finestre aperte ma senza alcun esito. Mi capitò così di guardare verso la camera da letto e, solo a pensarci mi si raggela il sangue nelle vene, nella penombra della sera il gatto era lì, dietro i vetri della finestra che mi guardava col suo gelido sguardo giallo mentre raspava sul vetro con una zampa come per salutarmi, come per dirmi "ti saluto, vai pure". E vi assicuro sembrava sorridere.

Insomma, bene o male e vi risparmio i particolari, sono riuscito ad entrare in casa e come prima cosa mi sono precipitato a cercare il gatto, prima in camera da letto e poi in tutta la casa. Come al solito del gatto nessuna traccia, non c'erano nemmeno le sue impronte che a rigor di logica avrebbero dovuto esserci.

Bene, la finale è presto detta. Se questo fatto che esula dalla normale esperienza quotidiana sia o no un'accadimento soprannaturale, un segnale metafisico o altro lo lascio decidere a voi, ma una cosa è certa: da allora in poi non ho più rivisto il gatto. Forse aveva capito che l'evento desiderato e che aveva aspettato per così tanto tempo non era nel novero delle cose possibili. Indubbiamente era un gatto intelligente.

Fatto sta che da allora provo un certo affetto per tutta la popolazione felina e anche loro, chissà perché, sembra mi conoscano e non è raro che quando ne incontro qualcuno venga spontaneamente a strusciarsi contro le mie gambe a coda ritta e con sonore fusa.


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Un gatto nero che attraversa la vostra strada, significa che sta andando da qualche parte (G. Marx)

Beh, che vi debbo dire, dopo lunghi mesi di assenza è tornato. Si, senza rumore alcuno e senza che nessuno lo notasse eccetto me, è tornato quel gattaccio nero che, emblematicamente,  aveva eletto, fino a qualche mese fa, il mio giardino come territorio di sua esclusiva competenza.

Al solo vedere  questa scura ombra  che scivolava furtiva lungo il muretto di cinta, quei pochi uccelli che atterravano starnazzando tra le erbe in cerca di qualche briciola da beccare sono fuggiti terrorizzati, si sono, è il caso di dirlo, letteralmente volatilizzati. Perfino quell'abituè di  cane burlone che ogni giorno annusava senza ritegno, li' in giro, in cerca di un posticino adatto per la sua solita innaffiatina non si sente e non si vede più. E, sarà solo un'impressione, ma di quella  colonia di spericolate lucertole che scorrazzavano in verticale  sui muri assolati  non c'è rimasto più nessuno come se, prese da un impellente desiderio di esplorare nuovi mondi, abbiano fatto fagotto e siano andate via.

E' lui, gattofantasma, inquietante presenza che si è riappropriato con decisione della sua giurisdizione, di ciò che aveva abbandonato e che ritiene essere il suo spazio vitale. L'invisibilità e il silenzio sono le sue principali caratteristica e, nonostante si mostri con estrema parsimonia, la sua presenza fisica si avverte quasi per via subliminale. Abituato a convivere a fianco degli uomini conserva purtuttavia una sua certa natura selvatica, non chiede alcunchè, nè cibo nè coccole, e non abbocca all'offrta di quei succulenti e profumati bocconcini di carne altrimenti irresistibili per l'intera comunità gattesca.

Trascorre vergognosamente il giorno nell'ozio più completo sonnecchiando al sole in un qualche posto solitario nelle vicinanze ma sempre in posizione elevata così da non perdere di vista il suo habitat usuale e da impedire eventuali indesiderate incursioni. La notte però, come per tutti i felini, entra in azione. Pattuglia senza sosta il, a questo punto direi "nostro", giardino dedicandosi a vere e proprie battuta di caccia e se  capita di passeggarvi durante le ore notturne si potrebbero scorgere con apprensione, magari in mezzo a qualche oscuro cespuglio, due gialli occhi crudeli che ti fissano dall'oscurità.

Qualche notte fa, munito di macchina fotografica,  ho cercato di seguire le sue tracce senza alcun positivo riscontro fino a che, proprio quando avevo deciso di rientrare, l'ho intravisto nei paraggi mentre attraversava una strada solitaria. Inevitabile a questo punto lo scatto e che ve lo propongo in visione sul post assieme a un suo primo piano scattato successivamente.

Purtuttavia Gattofantasma conserva col sottoscritto un certo qual "feeling". Ciò non vuol certo dire che mi considra un amico ma neanche nemico e quindi gli capita di passeggiare sfrontatamente davanti a me e di lanciarmi occhiate inquisitorie. Sembra  voglia comunicarmi qualcosa e nei suoi occhi gialli aleggia un interrogativo, una domanda che non richiede risposta. Sembra che mi domandi.........boh, non riesco proprio a capire cosa mi domandi.

E' un gatto decisamente strano. Comicio a capire perchè tra le divinità del pantheon egizio  esisteva "Bastet" ovvero il gatto. Comincio a pensare che il mio amico e convivente Gattofantasma sia proprio lui, sia Bastet.

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Mi dà sempre un brivido quando osservo un gatto che sta osservando qualcosa che io non riesco a vedere. (Eleanor Farjeon) 

Raramente Gattofantasma dona agli astanti la vista di sè stesso, tantomeno lascia in giro le tracce del suo passaggio. Sembra che ponga la sua principale preoccupazione nel mimetizzarsi perfettamente con l'ambiente circostante dando così l'impressione  di possedere la caratteristica dell'invisibilità.

L'esistenza furtiva di questo micione nero di grossa taglia si svolge tra cespugli, in mezzo all'erba alta, sotto le auto posteggiate lì nei dintorni o in qualsiasi anfratto che lo protegga dall'attenzione degli umani escludendo in ogni caso qualsiasi frequentazione di case d'abitazione.

Ritenedosi senz'ombra dubbio un gatto di alto rango Gattofantasma si è autonominato sovrano assoluto del mio giardino e il mio giardino è diventato il suo territorio abituale di caccia, il suo habitat naturale, la sua personale palestra per tenere in esercizio quelle innate doti atletiche che la natura gli ha abbondantemente fornito.

A dir la verità una certa quale utilità il Gattofantasma la ricopre: è merito suo e dei suoi continui pattugliamenti notturni se trovo il giardino completamente privo di tutti quegli animaletti che di solito lo abitano, come topolini, lucertole, piccoli uccelli e similari. Ed è anche vero che, data la comune condivisione del territorio dove viviamo, una certa confidenza con me ce l'ha e pertanto capita che, anche se raramente, si degni talvolta di venirmi a trovare. Silenziosamente. Senza mai mostrare comportamenti troppo amichevoli e senza mai avvicinarsi più di tanto. Così, probabilmente per vedere come me la passo.

Però, se è necessario, a volte mette in bella mostra la sua vera indole felina e, nel caso qualche altro suo pari tenti di invadere il territorio che controlla, allora non dà mostra della sia pur minima tolleranza e diventa crudele e selvaggio. A dirla tutta i combattimnti che Gattofantasma ha ingaggiato a difesa del suo regno, anche se non sono stati molti, hanno però lasciato a lungo inequivocabili segni sul suo antagonista. Ieri notte, per esempio, erano circa le tre quando ho inteso un notevole trambusto con biciclette cadute a terra e sedili rovesciati provenire dal giardino. Era Gattofantasma che si batteva contro un intruso che aveva avuto l'ardire di mettere in atto un tentativo di socializzazione. 

La teatralità dell'azione era garantita. Gattofantasma, emettendo brontolii misti, con la coda leggermente incurvata e il pelo irto, procedeva con un'andatura laterale verso l'altro gatto anche lui di notevole dimensioni che lo attendeva fermo, nella stessa posizione ed emettendo le stesse vocalizzazioni. Poi, rapidissimo c'è stato il contatto ed allora, tra miagolii di dolore e ringhi, sono volati artigliate e morsi con gli affilati canini. Alla fine l'aspra tenzone è terminata con il vinto che è fuggito precipitosamente mentre Gattofantasma lo inseguiva a lungo emettendo forti vocalizzazioni. 

Stamattina, memore del dramma notturno, sono uscito ed ho provveduto a riordinare il giardino eliminando le visibili tracce del duello gattesco e sistemando biciclette e mobiletti da esterno. Gattofantasma era lì, alquanto malconcio ma vitale, che si leccava le ferite. Dopodichè, con aria di disprezzo, ha lasciato due gocce sul luogo del combattimento forse a futura memoria dell'accaduto e se n'è andato verso ignota destinazione.