16 mar 2015

DALLA PARTE DI GIUDITTA

Francesco Montelatici 
detto Cecco Bravo
Seduttrice, spia, traditrice, omicida.  Giuditta, combattiva eroina biblica che sedusse e decapitò il generale assiro Oloferne convinto dalla esplicita disponibilità della donna a congiungersi con lui.
"Avvicinatasi alla colonna del letto che era dalla parte del capo di Oloferne, ne staccò la scimitarra di lui; poi, accostatasi al letto, afferrò la testa di lui per la chioma e disse: Dammi forza, Signore Dio d'Israele, in questo momento. E con tutta la forza di cui era capace lo colpì due volte al collo e gli staccò la testa."  (Giuditta 13,4-8)
Giuditta uccide direttamente, senza tentennamenti e si qualifica come prima femminista della storia. Il tema è ricorrente nella storia dell'arte e queste sono due opere sull'argomento. L'autore dei  dipinti è, diciamo così, il nostro "pittore di famiglia" Francesco Montelatici detto Cecco Bravo. L'atmosfera è cupa, drammatica quasi caravaggesca. C'è un forte contrasto tra luci ed ombre e lo stile è quello tipico del barocco fiorentino del '600.
Nel primo quadro sono rappresentate Giuditta e la sua cameriera nell'atto della decapitazione. Il Montelatici ha descritto queste due donne la prima in toni morbidi e luminosi la seconda che si nasconde nella ombra  con solo i contorni del viso in luce. Al centro della composizione il letto sfatto, la morbida spalla bianca di Giuditta e il suo volto dagli occhi delicatamente truccati suggeriscono l'atteggiamento di un' amante. Ma  l'illusione ben presto scompare quando nella penombra sopra la sua testa ci si accorge della scimitarra, a metà fuori dalla cornice, pronta a sferrare un colpo mortale alla nuca di Oloferne.  A quel punto ci si rende conto della realtà: la morbidezza della donna è solo un inganno. Lo sguardo intenso, concentrato sulla sua vittima rivelano invece la determinazione e la ferma intenzione omicida di Giuditta.  
Nel secondo dipinto le due donne hanno appena compiuto la decapitazione. Non ci sono tracce dell'omicidio, non ci sono segni di violenza, di lotta, non c'è sangue. Non c' sesso, non coi sono nudità. La posizione delle due donne denota naturalezza mentre si dirigono, con la testa mozzata di Oloferne tenuta tra le braccia della cameriera come fosse un oggetto, verso il loro prossimo obbiettivo: la fuga. Sono ancora preoccupate per la scena del delitto che stanno lasciando alle spalle e temono di subirne le conseguenze. Il modo in cui Cecco Bravo ha catturato questo momento ti fa quasi trattenere il respiro fino a quando si nota la spada gettato cavallerescamente sopra la spalla di Giuditta quasi ad affermare e a rassicurare che, dopotutto, il controllo della situazione è sempre suo.

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