13 ago 2015

ACCOGLIENZA INFINITA

Dalle Alpi alle Piramidi..... scriveva il Manzoni. Ora, senza andare a scomodare troppo l'illustre connazionale, diciamo pure dalle Alpi alle Madonie, intendendo così il "sacro suolo della Patria". Parolone auliche. Eppure, auliche o no, val la pena andare a vedere cosa sta succedendo su questo benedetto "sacro suolo".  E non nel senso proprio del "cosa" ma nel senso del "chi".

Dunque chi. Uomini, donne e bambini che arrivano avventurosamente da paesi lontani, da posti dove la morte è dietro l'angolo assieme a fame e malattie. Uomini e donne che hanno negli occhi la speranza e un sorriso sul volto a significare "l'ho scampata, ce l'ho fatta" mentre si affidano fiduciosi al personale incaricato dell'accoglienza.

Si sa, noi Italiani siamo un popolo generoso e non facciamo certo mancare assistenza e sussidio a tutti coloro che ne hanno bisogno. Ma, come in tutte le vicende importanti che riguardano la vita e la morte, anche questa volta c'è un ma. Ed è un ma, come si suol dire, grande come una casa, un ma rappresentato dal dispositivo che il governo (fino a prova contraria l'istituzione che agisce per conto della collettività nazionale) ha predisposto per far fronte alla situazione. Ovvero la plateale dimostrazione della più assoluta incapacità ad affrontare i complessi problemi che il fenomeno dell'immigrazione pone quotidianamente. Un vero pasticcio all'taliana: improvvisazione, mancanza di un piano organico, una gestione approssimativa,  risorse insufficienti, inettitudine nel far valere i propri diritti all'interno delle strutture dell'UE. E' come se il governo si fosse messo volontariamente in standby, come se aspettasse che le cose si risolvessero da sole o  per intervento divino.

E così , pur dominati da intenti caritatevoli, assistiamo con sgomento all'immane fiumana di profughi che attraversando il canale di Sicilia o anche percorrendo la via dei Balcani arrivano in Italia. E non sappiamo come fare per aiutarli tutti. Tutti?  Il compito è sovrumano e non è possibile fornire adeguata assistenza generalizzata. No, non è proprio possibile fornire una accoglienza infinita. Logica vorrebe che fosse stabilito un limite al numero di rifugiati oltre il quale dovrebbe essere previsto l'intervento delle  strutture europee.

Ma non basta. Con la famigerata operazione "Triton", tanto decantata dall'ineffabile ministro dell'interno e patrocinata dallo stesso governo italiano, un'intera flottiglia di navi europee si dedica notte e giorno e per ogni giorno dell'anno a raccogliere al limite delle acque libiche  il cosiddetto "boat people" che, dopo aver contattato tramite GPS la capitaneria di porto italiana, aspetta fiducioso in mezzo al mare il già previsto intervento umanitario. E non è superfluo dire che per intervento umanitario si intende il trasporto e lo sbarco dei profughi nei porti italiani. Il tutto senza tenere in  alcun conto che i naufraghi stessi, nel caso siano raccolti da una nave inglese, francese o di qualche altro paese della UE sicuramente non sono sbarcati sul territorio italiano. A questo si aggiunga che i profughi riusciti nell'intento di valicare illegalmente le altre frontiere europee ci vengono restituiti senza troppi complimenti. E non parliamo di bazzecole, parliamo di circa 18.000 respingimenti, di 18.000 persone che che sono state rispedite in Italia.

Insomma, gli altri governi innalzano muri, schierano esercito e polizia a difesa dei loro confini e noi.....non fcciamo una piega, accogliamo chiunque, indiscriminatamente, da qualsiasi angolo del mondo provengano. Li ospitiamo in albergo, nei comuni, nelle comunità, financo nelle parrocchie ovvero nel  tessuto vivo della popolazione che mal sopporta questa situazione e che a volte reagisce violentemente. E tutto ciò a spese della fiscalità generale e quindi a spese di tutti i cittadini. Ma, ci domandiamo,  è mai possibile simile situazione?

In un simile contesto c'è un altro aspetto da considerare. Di tutti i rifugiati che giungono da noi ben pochi vengono registrati e identificati. La maggior parte di essi, dopo un breve soggiorno nei CIE si dilegua, sparisce dal controllo delle autorità  e, qualora non prosegua per altri paesi,  si disperde nelle strade della penisola. Molti, sicuramente per necessità, vanno ad ingrossare le fila della criminalità spicciola ed organizzata (spaccio di droga, scippi, rapine, truffe, estorsioni, furti in appartamento, stupri) mentre gli altri finiscono per lavorare, sottopagati e senza contratto come moderni schiavi in attività agricole tipo la raccolta di pomodori o nella tentata vendita itinerante. Su quanto durerà questo andazzo le autorità competenti tacciono, traccheggiano, dicono cose e subito dopo il loro contrario. Forse non ritengono i cittadini italiani, si proprio quelli che hanno contribuito a fare l'Italia, degni di una verità rivelata.

Fonte: UNAIDS, 2006 Report on the global AIDS epidemic
In questa vicenda di immigrazione senza regole c'è un altro aspetto che viene volutamente sottaciuto dalle autorità competenti. Ed è l'aspetto sanitario. L'evidente minaccia alla salute pubblica è palese e il rischio che assieme agli immigrati si importino anche malattie che ritenevamo ormai scomparse dal nostro paese è reale.  Non per niente nell’Africa Subsahariana, dalla quale proviene il maggior numero di profughi, l’AIDS è la prima causa di morte fra le persone di ogni età.

Esiste inoltre tra gli immigrati, data l'insufficenza delle strutture di accoglienza, la possibilità latente di disordini e tumulti anche violenti (ad oggi fatti di questo tipo sono d'altronde già successi in altri paesi come Francia e Grecia) con il conseguente intervento delle forze dell'ordine. Disordini e tumulti che si possono anche verificare con la popolazione italiana che mal sopporta il forzato inserimento nelle comunità locali di gruppi di profughi di etnie diverse.

Sondaggio Demos, giugno 2015
Insomma questo fenomeno che molti definiscono epocale, biblico e per il quale non si intravede a breve un termine sta provocando un visibile degrado delle nostre città, del nostro territorio. A ben guardare non possono sfuggire i campi spontanei, le bidonville che nascono come funghi, la decadenza di luoghi urbani cari ai cittadini come le stazioni ferroviarie, gli aeroporti, i guardini, i parchi comunali e così via. Lo stesso atto di psseggiare o comunque di frequentare il centro delle città in certe ore della notte o del giorno può diventare molto pericoloso e spesso cresce la paura verso la delinquenza spicciola e il senso di insicurezza, soprattutto tra la popolazione anziana.

L'Italia è stata un paese che ha fortemente voluto l'UE e si aspetta di diventarne uno dei paesi più importanti sia nel campo economico che sociale. Ma non è questa la via. Stiamo diventando, volenti o nolenti, il profondo sud dell'Europa, anzi, il sud del sud. Non so se ce ne siamo resi conto m è in corso un inarrestabile processo di africanizzazione che potrebbe essere interrotto solo se lo stato divenisse un intransigente guardiano degli interessi nazionali e se, finalmente, si intervenisse sulla catena di interessi mafiosi e di guadagni illeciti che gravitano sul fenomeno dell'immigrazione clandestina. Lo lo scandalo tutto romano pittorescamente chiamato "Mafia Capitale" ci ha illuminato.

L'Italia sta andano in Rovina? Forse. Comunque, ci siamo molto vicini.