29 apr 2015

NEOCAPITALISMO DA STRAPAZZO

Lo sappiamo, il neocapitalismo rappresenta la naturale evoluzione della vecchia economia capitalista. Di quest'ultima ha mantenuto i principi ispiratori mentre nel contempo si è rafforzato assumendo nuove forme e nuova sostanza. In pratica nell'ultimo quarto di secolo si è evoluto in un'unica direzione: quella di finalizzare qualsiasi attività alla generazione di denaro. Questo concetto è diventato progressivamente  bagaglio culturale comune e ha fatto perdere a molti il senso della misura assieme a quello che si può chiamare l'etica stessa del lavoro. Si è impadronito di ogni settore dell'economia e nella sua progressiva implementazione ha via via eroso il diritto al lavoro della gente.

In quest'ottica ha perseguito con pervicacia il progetto di finanziarizzazione dell'economia e ha quindi spalancato le porte (ovviamente senza troppi controlli) alle attività più o meno lecite di multinazionali, banche, finanziarie, broker, economisti, politici, faccendieri, mafie e corrotti di ogni tipo che hanno così operato nella finalità del massimo profitto col minimo investimento. E questa sciagurata consorteria ha dimostrato la sua  plateale incapacità di razionalizzare l'evoluzione della società e di lavorare per il progresso comune. E' come se la vita e la salute delle persone non fossero il primario scopo delle loro iniziative.

Di conseguenza il metro di valutazione delle nazioni, delle società e finanche dei singoli individui prescinde totalmente dal valore della vita e diventa il PIL (la ricchezza), il RATING (l'affidabilità). E' un vero e proprio oscurantismo economico. Infatti  in questi ultimi anni abbiamo assistito, nel nome del massimo profitto, alla liberalizzazione delle aziende statali, alla svendita delle proprietà dello stato, alla delocalizzazione della produzione, alla revisione dello stato sociale diventato ormai troppo oneroso. 

La diffusione di questi principi nel mondo occidentale è rapidissima. E' la globalizzazione, il mondo globalizzato. L'obbiettivo del profitto, dell'utile ad ogni costo diventa predominante. E ciò vuol dire l'abbattimento delle remunerazioni e la fine della sicurezza economica sbandierata come dinamico mercato del lavoro. Vuol dire l'incapacità dei padri di dare ai figli ciò che i loro padri erano riusciti a dare loro. Nel contempo i grafici degli utili salgono, la ricchezza dei pochi che "tirano le fila" aumenta e per questi pochi la crescita infinita è assicurata. Ovviamente a scapito di tutti gli altri.

La pratica del liberismo sfrenato e senza controlli ha portato i governi alla perdita definitiva del valore ideologico della politica. Questi stessi governi sono diventati sempre più strumento dei poteri forti e sempre meno capaci di imporre correttivi a questa idea di gestione deformata della economia e hanno permesso che si radicasse nella gente un immenso scetticismo e rassegnazione.

Dubito che il nostro sistema informativo, il gran circo mediatico, i commentatori, i giornalisti e buona parte degli intellettuali si siano appieno resi conto della politica economica  attualmente adottata da nord a sud dell'EU. In fondo anche noi, comuni mortali, figli adottivi della globalizzazione, in ogni evento cerchiamo sempre il lato economico e riteniamo la morale, l'ideologia e la religione, inutili orpelli che nascondono il solo e unico movente delle nostre azioni. Il denaro.

Per anni non abbiamo  fatto altro che parlare di soldi, scambiare denaro, stipulare accordi basati sull'economia e sulla redditività finanziaria . Così non riusciamo più a intendere coloro che muovono i loro passi sostenuti da un'ideologia che non sia quella del guadagno o che agiscono con metodiche e progetti estranei alla finanza. Davvero non li capiamo. Non comprendiamo quali siano i loro fini. Non siamo più abituati a guardare lontano e ricercare le basi per una società diversa.

A questo punto è indispensabile riportare tutto a uno schema più comprensibile, più vicino alla nostra concezione di mondo. Sarà una una semplificazione atroce ma in grado di superare la limitata capacità politica, la miopia del risultato a breve o brevissimo termine.  Dobbiamo porre termine a quello stramaledetto spot televisivo del "tutto e subito" che è stato il tema ricorrente espresso in questi anni dai nostri rappresentanti politici. 

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