28 giu 2015

FLEGETONTE

Se ben ricordo nel 2013 abbiamo avuto Caronte, l'anno scorso Polifemo, quest'anno, abbastanza in anticipo,  è arrivato  Flegetonte. Sono nomi di fantasia che i meteorologi, in omaggio alla mitologia dell'antica Grecia, attribuiscono alle celle di alta pressione africana che si stabiliscono sull'Italia. E Flegetonte, come i suoi predecessori, promette caldo e afa per lungo tempo.

Per gli antichi abitanti dell'Ellade Flegetonte non era un fenomeno meteorologico ma un infernale fiume di fuoco  nel quale venivano immersi, come supplizio, i parricidi e i matricidi. E tutto ciò sembra fatto apposta per parlare della Grecia di oggi e per fare qualche considerazione.

Mi sembra impossibile che questo paese, all'origine della nostra civiltà occidentale sia sul punto di essere cacciato, dall'Unione Europea.  E' un parricidio. Le nazioni europee, che dovrebbero riconoscersi come ultime beneficiarie  della cultura nata in questo antico paese mediterraneo, in pratica lo disconoscono come padre legittimo, lo sfiduciano, lo umiliano  e fanno trapelare l'ipotesi di cacciarlo dal consesso degli stati europei. 

E' una storiaccia europea di finanza e di  burocrazia.  La cosiddetta "troika" che si  occupa,  nell'ambito della politica economica dell'UE, dei piani di salvataggio per i paesi in crisi sta fornendo al mondo prova di tutta la sua grettezza e incapacità di vedere le cose oltre un palmo dal naso. Stretta tra le attese dei creditori  internazionali e le esigenze più che comprensibili del popolo greco fa, come si usa dire, il "pesce in barile", mostra cioè di non vedere, di  non sentire e, allo scopo di non compromettersi, evita di prendere una posizione chiara fra le due opposte esigenze. 

E intanto la Grecia precipita verso il default. La decisione di indire un referendum su un eventuale accordo con i suoi  debitori non poteva che essere un’accelerazione verso una destinazione certa: il dirupo.

Tutti i progetti di risanamento messi sul tavolo dall'esecutivo greco prevedevano più tasse e meno tagli mentre i creditori proponevano meno tasse (contributi, in particolare) ma più tagli. Nel frattempo non si sono portate avanti serie misure strutturali per cui, anche nel caso di un accomodamento, il destino della Grecia sarebbe ormai segnato. Insomma, Troika e Grecia hanno discusso per mesi se sfracellarsi nel baratro usando un'auto o una bicicletta.

La crisi della Grecia sta innescando una catena di eventi con effetti di lungo periodo molto complessi e, mentre le discussioni continuano, l’Europa si sta preparando al day-after. Nel frattempo i greci, dal canto loro, stanno ritirando i propri soldi dai conti correnti svuotando i bancomat e lasciando le banche a secco nella vana speranza che la BCE continui a fornire denaro e ossigeno.

Comunque la si voglia mettere non sembra esserci una via d'uscita. Bisognerà cominciare tenere in considerazione l'ipotesi di una Europa senza Grecia e di una Grecia senza Europa. Probabilmente non ci saranno grosse conseguenze immediate ma, dati i presupposti, può darsi che gli investitori internazionali comincino a chiedersi chi sarà il prossimo. E probabilmente la risposta sarà l“Italia”.

E dietro tutto questo sembra che ci sia qualcuno ad aspettare che la mela maturi e caschi dal suo albero. E' la Russia di Putin, ansiosa come non mai di metter piede sulle sponde del mediterraneo. Ma questa è un altra storia.

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