9 mar 2015

OCCHIO

Occhio. Occhio a quello che sta succedendo sul fronte dell'immigrazione illegale. Occhio  in special modo agli sbarchi sulle spiagge siciliane di tutti quei disperati che provengono dai porti libici. 

Sono profughi spesso  forzati a salire sulle imbarcazioni sotto la minaccia armata dei terroristi dell'ISIS e rappresentano una massa di manovra da utilizzare furbescamente come arma impropria per destabilizzare prima l'italia e successivamente l'intera Europa. Ma non basta, da Frontex ci segnalano che  in Libia potrebbero esserci anche un milione di persone pronte a salire sui barconi per attraversare il Mediterraneo e che,  una volta sbarcate, potrebbero facilmente trovare "in loco" cellule terroristiche pronte a fornire loro supporto logistico. 

E' ormai chiaro che dietro i soliti  trafficanti di uomini ci sono i terroristi dell'ISIS e la loro lotta contro l'occidente dove la Libia è intesa come ponte verso l'Italia. C'è il Sud Europa in gioco e il mezzo per raggiungerla potrebbero essere i barconi dei migranti che attraversano il Mediterraneo.

Inoltre lo scenario è cambiato, non si tratta più solamente di traffico illegale di esseri umani, ora ci sono veri e propri atti di guerra. Non per niente quattro uomini armati di kalashnikov su un barchino hanno minacciato una motovedetta della Guardia costiera che stava soccorrendo un’altra imbarcazione con migranti a bordo a circa 50 miglia da Tripoli. Non per niente La bandiera nera dell’Isis è stata immortalata in un campo  della Sicilia e non per niente cinque extra comunitari giunti tempo fa nella stessa Sicilia sui barconi carichi di migranti, si sono fatti fotografare in assetto da guerra con i volti coperti da un cappuccio nero e con in mano kalashnikov e armi pesanti. 

La misura è colma e la situazione continua a peggiorare giorno per giorno. Oggi in Libia ci sono solo caos, guerra e partenze sui barconi per la Sicilia destinati, tra l'altro,  a riempire il Mediterraneo di morti. E teniamo presente che le distanze con l´Italia non sono affatto incolmabili (le spiagge libiche sono  infatti a meno di 350 chilometri dalla Sicilia)  e che la jihad con i suoi tagliatori di gole e la sua minaccia tangibile è più vicina a noi  di quanto comunemente si pensa.

Nei giorni scorsi, infatti, alcune navi militari hanno lasciato i porti di La Spezia e di Taranto dirette verso la Libia, “formalmente” impegnate in un’esercitazione. Ma il sospetto che  la missione delle navi della Marina non sia una semplice esercitazione viene anche dalla partecipazione di alcuni corpi speciali, del gruppo operativo degli incursori e dei paracadutisti. In proposito la Marina Militare Italiana ha emesso un comunicato ufficiale sul dispiegamento di buona parte delle unità disponibili informando che si tratta dell'esercitazione "Mare Aperto" condotta nelle acque del Tirreno e dell'intensificarsi delle manovre. Anche il generale Arturo Nitti, comandante della Brigata Sassari, a detto che “se verrà chiamata, la Brigata Sassari sarà pronta a fare la sua parte".

Inoltre,  a seguito dell'allarme lanciato da Frontex sul gran numero di migranti in attesa di imbarcarsi, anche l'inviato dell'Onu per la Libia si è pronunciato favorevolmente sull'ipotesi di attuare il blocco navale delle coste libiche, ovvero quell'iniziativa di guerra tesa a impedire l'entrata e l'uscita di imbarcazioni dai porti. E il blocco navale,  in questo momento, sembra risultare l'unica cosa concreta da farsi anche se l' operazione rappresenterebbe una seria minaccia  per i lauti guadagni che la gestione del traffico di esseri umani frutta allo Stato Islamico.

Insomma, in Italia c'è preoccupazione. La Libia ha una lunga costa e si affaccia proprio di fronte ai cosiddetti  stati dei crociati, che possono essere raggiunti facilmente anche con imbarcazioni rudimentali. E,  mentre si discute, si tratta e si finge di sperare, è già incominciata la preparazione delle armi. Perché, secondo un vecchio detto latino, "si vis pacem para bellum" ovvero "se vuoi la pace prepara la guerra".

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