30 giu 2015

UNA GIORNATA INDIMENTICABILE

Lunedì 29 giugno 2015, ricorrenza dei SS Pietro e Paolo, patroni di Roma. Per i romani è festa grande. E’  giornata adatta ai primi bagni di mare e questa  è la cronaca pseudo-giornalistica dell’evento.

La location è il Litorale Pontino, spiaggia ad ingresso libero di Torvajanica. Il sole picchia sui cervelli. Da spaccare i sassi. Ma l’evento metereologico (siamo o non siamo romani veraci) è preso come un’inezia. Anzi, non sposta di una virgola il programma dei vacanzieri pro tempore di “una giornata al mare”.

Suppergiù alle ore 10 prende il via l’operazione “estrema unzione” che, come per il significato salvifico dell’omonimo sacramento, tenta azione salvifica della pelle dalla radiazione solare. Ognuno si spalma o, per i più fortunati, si fa spalmare ogni centimetro quadrato del corpo con i più svariati composti. Escono fuori gel, latti solari, oli più o meno abbronzanti ma anche lozioni casalinghe della nonna come un mix di olio d’oliva e acqua, birra (sembra che sia molto abbronzante) e financo grassi (animali?) di dubbia provenienza. Il risultato è che si sparge nell’aria una disgustosa e indefinibile puzza che prende alla gola e sovrasta l’odore della salsedine.

Alle Ore 11 circa va in scena la danza di gruppo. Gigantesche casse acustiche posizionate presso piccole catapecchie allestite in fretta  furia con materiali provenienti dalle non lontane discariche comunali sparano senza sosta musica tecno. Vanno avanti per ore, inesorabilmente. Senza tregua. I bassi amplificati pompano il ritmo e un nutrito gregge di beoti ambosessi provano in mare, con l’acqua alla cintura, una penosa scenografia ginnica sincronizzata sotto i crudeli  ordini di una simil bagnina kapò.

La bagnina kapò, ormai rauca nel tentativo di sovrastare con i suoi comandi  il volume esagerato della musica,  urla e barrisce ballando scompostamente sul bagnasciuga . La osservo incuriosito. E’ tutta sudata, scapigliata, incazzata come una jena e cerca di vendicarsi (non si capisce di che cosa) infierendo sul  malcapitato gruppo di beoti in acqua che si fa in quattro per imitarla.  Guardo i beoti-acquatici e provo un senso di disagio. Sono dunque costoro i miei simili, sono dunque costoro l’ultima evoluzione di quello che gli antropologi definiscono “homo sapiens sapiens”?

Saranno felici? Ahimè, sono sconcertato, paiono davvero felici. Obbligatoriamente felici. Comunque, a parte la malagrazia di cui danno plateale dimostrazione nella loro “water dance”, osservo che  si sforzano, nessuno escluso, di esibire un sorriso stereotipato. Forse per loro l’espressione più adatta alla infelice situazione in cui sono incappati. Per di più noto che a malapena riescono a trattenersi dal dire ai compagni di spiaggia incuriositi e che li contemplano compassionevolmente “.....ao…..anvedi quanto so’ bravo…..”

Ore 12,30. Beach food. E’ arrivato il vero momento clou della giornata. Il sole è allo zenith e dardeggia sugli umani senza pietà. Incuranti i presenti, come un sol uomo, abbandonano le balneo-attività del momento e, seguendo istintivamente un tacito segnale, convergono solleciti verso il campo base, cioè, pardon, l’ombrellone base.

E’ infatti il momento dell’apertura dei “fagotti”. E’ il momento per la popolazione “fagottara” di consumare il meritato balneo-pranzo. E’ il momento in cui ogni capo ombrellone (carica onorifica valida solo per oggi) si compiace di esibire il meglio che possa offrire un menù “beach food”. E il “beach food” meriterebbe veramente una trattazione a parte. Prima di tutto se in condizioni normali ci si accontenta magari di una fettina ai ferri con insalata, al mare il balneo-pranzo deve essere ricco, altamente calorico e di difficilissima digeribilità.

Macchè panini col cotto o frutta fresca, sarebbe una vera eresia. Meglio sono timballi di pasta al ragù, melanzane alla parmigiana,  pollo in umido con peperoni, porchetta al forno, il tutto rigorosamente cucinato con dovizia la sera prima. E da bere, niente birre per carità (robaccia d’oltralpe), ma fiumi di bianco vinello dei castelli romani. E per finire, ovviamente, termos di caffè freddo ma talmente freddo da bloccare la digestione anche ad un elefante adulto.

Nonostante tutto il pranzo non è riuscito a stremare i partecipanti al festival di “una giornata al mare”. I più, convinti seguaci della filosofia che “un bel bagno freddo subito dopo pranzo fa digerire  meglio”, prendono la rincorsa e si tuffano, rischiando l’immediato arresto cardiaco. Altri, strenui praticanti della siesta pomeridiana, si schiantano su un asciugamano steso sotto i sole a picco (nota bene  in quest’ora sulla sabbia si arriva anche a una temperatura di 60 gradi) e lì (complice il vino tracannato) si addormentano pesantemente abbandonando gli astanti all’atroce dubbio se riusciranno  mai a sopravvivere.

Per fortuna qualcuno con la croce rossa sul petto e profondo conoscitore degli squilibri mentali  che insorgono nei cittadini della capitale durante la loro festività ha pensato bene di stazionare lì nei pressi con un’autoambulanza attrezzata di tutto punto, defibrillatore compreso.

Si sa ogni bel gioco dura poco e anche questa celebrazione sanpietropaolesca volge al termine. Sono circa le 17 e i partecipanti, segnati dalla dura esperienza balneo-esistenziale appena terminata, radunano svogliatamente le loro carabattole e, tra saluti incrociati e reciproche promesse di rivedersi, si avviano mestamente verso le automobili. Tra poco inizierà, nella canicola pomeridiana, la fase di rientro alla “cittàtentacolare” che li aspetta.

Con tutta probabilità il viaggio di ritorno non sarà molto piacevole. Le auto infatti conservano nell’abitacolo una temperatura (sono state ferme sotto il sole inclemente da stamane) simile a quella di un forno pronto ad iniziare la cottura di una qualche pietanza. E dentro,  i passeggeri, in un bagno di sudore,  sono  stipati al limite della capienza,

Oltre a ciò il traffico di rientro si prevede pesante e le code inevitabili. Penso  che, se riusciranno a raggiungere le loro case ad ora inoltrata con tutta probabilità non passeranno una buona notte. L’intensa colorazione rosso-aragosta che ha acquisito la loro epidermide se non li indurrà ad una rapida corsa al pronto soccorso più vicino sicuramente non li farà certo dormire tranquilli.

Si fa sera, la grande kermesse è finita. Il sole cala dietro lo sky line di ponente e la spiaggia è ormai silenziosa. Rimangono le tracce dell’intensa giornata. Cartacce, bottiglie, residui di ogni genere. Qualche goffo gabbiano in cerca di avanzi da ingozzare. Bah, è la vita. Domattina presto ci penseranno quelli dell’azienda municipale per l’ambiente. E tutto tornerà come natura ha fatto.

*********************************************
C'è un altro post che ti potrebbe interessare. Se vuoi leggerlo clicca qui.