5 lug 2015

TRIPOLI BEL SUOL D''AMORE

L'odio dei libici nei confronti dell’Italia: dopo Tripoli ci prenderemo Roma

Minchia.  I tagliagole  di  Abu Bakr al-Baghdadi  hanno affermato che "dopo Tripoli ci Prenderemo Roma" e mi viene da pensare che forse forse si sono fatti una canna di troppo.  Non abbiamo ancora fatto in tempo a digerire la  storia dei cento fucili delle vali bergamasche pronti a calare su "Roma Ladrona" che si paventa l'arrivo di una masnada di uomini con la scimitarra tra le mani all'ombra de colonnato di Piazza San Pietro. Ariminchia, sai  che paura. 

Chi sa per quale arcano motivo  la cosiddetta Città Eterna ha una così forte attrazione per i popoli barbari da qualsiasi punto cardinale  provengano. Si da il fatto che a un certo punto della storia dell'umanità sembra andar di moda la parola d'ordine "alè, adesso tutti a Roma!". Si può dire però che ormai della cosa abbiamo una certa qual esperienza. Ne abbiamo visto di tutti i colori. Prima o poi da noi arrivano tutti. Tanto per non andar troppo per il sottile abbiamo intrattenuto più o meno  felicemente Ostrogoti, Visigoti, Longobardi, Lanzichenecchi, Nnazisti e così via. La caratteristica è che tutta questa gente dopo un po si rompe i coglioni ed abbandona le sacre sponde del Tevere. E Roma resta sempre lì immutabile, corrotta, eterna. 
  
Bene, cari tagliagole se proprio volete venire a farci visita vi aspettiamo. Solo che questa volta magari vi troverete di fronte ai parà della Folgore o anche ai Lagunari della Serenissima o, perchè no, dato che siamo in tema, anche al reggimento di carabinieri paracadutisti del Tuscania. E gli incursori  del Col Moschin li vogliamo dimenticare? E non sono certo tribù libiche di sbandati o soldati irakeni demotivati e malamente addestrati. 

Ciò premesso preferirei però, tanto per parlare chiaro,  dire pane al pane e vino al vino. La sostanza della questione è che gli specialisti del terrore del Daesh (acronimo arabo dell'ISIS) non hanno alcun bisogno di prendere Roma e quindi l'Italia. Ci stiamo già pensando noi a consegnare loro  le chiavi della città su un cuscino di velluto. La spericolata condotta del governo sul fenomeno dell'immigrazione clandestina ha fatto si che ad oggi siamo pieni di migliaia di sbandati provenienti dall'Africa mediterranea e che a questa gente manca solo un collante ideologico, una mente che li organizzi militarmente dopodichè possiamo dire tranquillamente che abbiamo l'ISIS in casa nostra. 

Ma come è stato possibile tutto ciò? Purtroppo  Il falso buonismo del Vaticano, delle forze di sinistra al governo, degli esponenti di "mafia capitale" è il responsabile di questa situazione di latente pericolo per i cittadini italiani. E l'Europa dal canto suo, individuato il nostro paese come unico contenitore dove scaricare la gran massa di profughi proveniente dall'Africa rastrellati con le proprie navi nel canale di Sicilia, ci sta dando una spinta per  la discesa. Siamo ridotti male. Probabilmente gli strateghi del terrore islamico pensano di aver a che fare con un popolo di idioti quasi già defunto, pacificamente addormentato davanti ai computer. 

Un popolo di stupidi buonisti e ingenui volontari ma in realtà occupati a manovrare quei quattro pupazzi inermi che siedono tra i banchi del parlamento e a intrallazzare con gli esponenti della combriccola mafiosa capitolina e della "movida" romana drogata e ubriaca.   

A questo punto non ci rimane che dire un bel grazie a Papa Francesco e all'ineffabile sindaco di Roma Marino. Infatti, se le cose stanno così, gli jihadisti dell'ISIS ci hanno già conquistato. La jihad e' ormai qui  e Boldrini, Grasso, Renzi,  il Papa, Alfano e la sinistra del PDl sono gia inginocchiati verso la Mecca. E, in proposito,  non vorrei  che queste persone in seguito dovessero chiedere perdono agli italiani per aver incentivato l'accoglienza di una infinità di gente che forse la guerra la stanno portando proprio a casa nostra. 

Ma.....c'è sempre una ma. Può darsi che un sussulto di dignità possa tornare a farsi vivo per noi cittadini. Facendo i conti con la storia tutti sanno che siamo stati, per la Libia, la loro potenza coloniale e che abbiamo già riparato in quel lontano territorio guai anche peggiori di quelli causati oggi dai miliziani del Daesh. Ora, in questo contesto che sembra richiedere ancora maniere, diciamo così, forti, una politica neocolonialista  sembra rendersi necessaria intendendo per neocolonialismo quella politica adottata da una ex potenza coloniale, o in generale da un paese sviluppato, per controllare le proprie ex colonie, o più in generale paesi sottosviluppati, usando strumenti economici e culturali anziché la forza militare.

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