6 feb 2015

LA MATTARELLATA

Allora ce l'abbiamo fatta. Abbiamo un presidente nuovo di pacca. E non è poco.  Al vertice della repubblica, sul più alto scranno della comunità nazionale  siede finalmente colui che è stato ritenuto, a torto o a ragione lo vedremo tra qualche tempo,  il "number one". L'italiano più importante, l'italiano che ci rappresenta tutti,  fuori ma anche dentro i confini nazionali. Un distinto e  signore dai capelli bianchi, gli occhi sognanti  e  con un curriculum politico impressionante ha varcato il portone del Quirinale scortato da un manipolo di corazzieri a cavallo in alta uniforme. E lì stazionerà per i prossimi sette anni, arbitro dei nostri destini. Il consenso è stato unanime e il livello di apprezzamento ai massimi livelli.

Una vera e propria ubriacatura  collettiva.  Ovunque, fino a tarda notte, si sono innalzati cori un po stonati di "Fratelli d'Italia..... "  e di altri evocativi canti  della prima guerra mondiale che, nonostante la buona volontà dei coristi, di patriottico avevano ben poco.  I corazzieri, rigidi e impalati come pupi siciliani,  hanno fatto la parte del leone. Sulle nostre televisioni, non importa quale rete si guardasse, era tutto un luccicar di corazze.  E che dire dei loro cavalli? Ben addestrati e sottoposti ad un accurato quanto insolito maquillage equino hanno fatto la loro brava figura nella solenne comparsata.

Per una volta tanto non abbiamo badato a spese.  Lungi da noi i tagli di bilancio e l'austerity: l'apparato logistico è stato imponente. Uomini e mezzi non sono mancati e, come in un set cinematografico allestito a spese dei contribuenti,  tutti i partecipanti hanno recitato la loro parte di un copione doviziosamente approntato. Anche il pubblico, in pratica quei pochi che erano riusciti a filtrare attraverso le forze dell'ordine  schierate armi in pugno quasi stessero per dare inizio ad una qualche azione militare,  è stato   accuratamente tricolorato , munito cioè,  in forma gratuita (miracolo, per stavolta senza alcun esborso di danaro), di bandierine cartacee tricolori affinchè potessero manifestare la loro incontenibile gioia al passaggio del corteo (anzi processione che mi sembra un vocabolo più adatto all'occasione)  presidenziale.

Un sogno. Una bella favola, che per una volta tanto ha spazzato via i problemi nazionali e le angosce quotidiani dei cittadini. Ma le favole ben presto finiscono e le sbornie pure. Il re è morto, viva il re. Il nuovo sovrano si accinge ad iniziare la sua azione di supervisore dell'attività di  governo del paese e guarda con occhio benevolo i suoi sudditi,  soprattutto - già lo ha detto nel suo discorso di insediamento - quelli più bisognosi.  Che sono tanti e  che aumentano giorno dopo giorno.

Finisce la Seconda Repubblica con un curioso asse tra quarantenni e settantenni. E finisce il praticantato da premier di Renzi. Il neo eletto presidente ha il dovere di insegnare ai politici di turno l'arte del buongoverno e il principio di dedicare ogni azione al benessere dei cittadini e non ai propri personali interessi. Dovrebbe rivestire insomma i panni di uno speciale "Cheerleader" per   organizzare al meglio la squadra di governo e per  condurlo saggiamente  nelle future e impegnative battaglie

Come sarà il settennato presidenziale appena iniziato? Non ci sono molti segni premonitori.  E,  come si dice per l'occasione, se son rose fioriranno.

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