Allora ce l'abbiamo fatta. Abbiamo un presidente nuovo di pacca. E non è poco. Al vertice della repubblica, sul più alto scranno della comunità nazionale siede finalmente colui che è stato ritenuto, a torto o a ragione lo vedremo tra qualche tempo, il "number one". L'italiano più importante, l'italiano che ci rappresenta tutti, fuori ma anche dentro i confini nazionali. Un distinto e signore dai capelli bianchi, gli occhi sognanti e con un curriculum politico impressionante ha varcato il portone del Quirinale scortato da un manipolo di corazzieri a cavallo in alta uniforme. E lì stazionerà per i prossimi sette anni, arbitro dei nostri destini. Il consenso è stato unanime e il livello di apprezzamento ai massimi livelli.
Per una volta tanto non abbiamo badato a spese. Lungi da noi i tagli di bilancio e l'austerity: l'apparato logistico è stato imponente. Uomini e mezzi non sono mancati e, come in un set cinematografico allestito a spese dei contribuenti, tutti i partecipanti hanno recitato la loro parte di un copione doviziosamente approntato. Anche il pubblico, in pratica quei pochi che erano riusciti a filtrare attraverso le forze dell'ordine schierate armi in pugno quasi stessero per dare inizio ad una qualche azione militare, è stato accuratamente tricolorato , munito cioè, in forma gratuita (miracolo, per stavolta senza alcun esborso di danaro), di bandierine cartacee tricolori affinchè potessero manifestare la loro incontenibile gioia al passaggio del corteo (anzi processione che mi sembra un vocabolo più adatto all'occasione) presidenziale.
Finisce la Seconda Repubblica con un curioso asse tra quarantenni e settantenni. E finisce il praticantato da premier di Renzi. Il neo eletto presidente ha il dovere di insegnare ai politici di turno l'arte del buongoverno e il principio di dedicare ogni azione al benessere dei cittadini e non ai propri personali interessi. Dovrebbe rivestire insomma i panni di uno speciale "Cheerleader" per organizzare al meglio la squadra di governo e per condurlo saggiamente nelle future e impegnative battaglie.
Come sarà il settennato presidenziale appena iniziato? Non ci sono molti segni premonitori. E, come si dice per l'occasione, se son rose fioriranno.
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