Gli insulti erano all'ordine del giorno. I giudizi, ovviamente negativi, che si scambiavano reciprocamente erano ormai diventati parte integrante del folklore nazionale. Padani e Terroni: genti male assortite costrette a convivere di malanimo nella stessa nazione.
Gli uni abitano la pianura padana-veneto-romagnola chiamata Padania (capitale Milano), entità geopolitica con l’aspettativa di candidarsi a repubblica federale indipendente. Gli altri invece vivono in Terronia (capitale Roma), ovvero in quel che resta della penisola, occupati apparentemente a coltivare quei fenomeni parimenti noti come mafia, ndrangheta e camorra.
Tra loro si era ormai consolidata una accanita competizione basata principalmente sulla questione della spartizione delle risorse nazionali, sui diritti e doveri da attribuire ad ogni regione e su quale fosse il peso e l’influenza di ogni singolo territorio nella politica economica nazionale. Competizione, tra l’altro, furbescamente alimentata dalla classe politica che, tanto per non smentirsi, aveva individuato in questo contrasto l’occasione di intrigare e di aumentare il proprio potere e i propri privilegi.
Insomma si era ormai ai ferri corti e, tanto per metterla in soldoni, il tutto si riduceva sostanzialmente ad un mero interesse economico. I due contendenti si domandavano interessatamente chi fosse più ricco, chi più avesse bisogno di sussidi, chi dovesse pagare più o meno tasse, chi decidesse in materia e con quale mandato, le regole di mercato, i trasferimenti dello stato ai comuni, chi dovesse in ultima analisi imporre le tasse locali e chi dovesse usufruirne, chi, chi, chi…..Si era così arrivati a mettere addirittura in predicato la stessa unità nazionale. Un tormentone. Non se ne usciva più fuori.
Ma piano piano la musica è cambiata. Roma ladrona, padani merdosi, orgoglio terrone, la puzza del nord, polentoni, razzisti, barbari sognnti, baluba, bauscia, terroni a casa, “daghela al terùn” sono ormai parole andate fuori moda. Terroni e Padani si guardano con reciproca simpatia. I motivi di contrasto sono scemati o perlomeno sono stati relegati in second’ordine. Più generali esigenze si sono manifestate e un collante ideologico comune è uscito fuori.
Due circostanze hanno contribuito all’incredibile convergenza di intenti:
- La dissennata politica del governo nella gestione della immigrazione clandestina che ha scaricato sui semplici cittadini tutto il peso ed i pericoli di una situazione ormai non più controllabile a livello centrale.
- La decisa azione della Lega che da formazione politica nordista si è progressivamente configurata come partito nazionale facendo proprio il disagio dei cittadini sulla questione dell’imponente flusso migratorio proveniente dall’Africa mediterranea.
e questi fattori che si supportano reciprocamente hanno fatto il mircolo. Oggi Padani e Terroni si ritrovano uniti in quella che si può definire un’impropria alleanza e agiscono di comune accordo sotto l’interessata regia della Lega. Regia che si manifesta trasversalmente con la promozione di nuove politiche sulla gestione dell’immigrazione clandestina.
E questo significa che, in mancanza di una svolta governativa sulla questione immigrazione, la Lega è destinata a diventare un partito di grande rilevanza ed erodere progressivamente ma costantemente il consenso della gente sull’attuale governo. E non per nulla, stando ai sondaggi, la Lega è il terzo partito nazionale sorpassando di molte misure il vecchio alleato Forza Italia. Vale inoltre la pena ricordare che se il trend ascendente di questo partito prosegue potrebbe arrivare a minacciare seriamente il PD e a mettere un’ipoteca sui futuri governi.
Fino a pochi mesi fa questo scenario era fantascienza, anzi da incubo, ma oggi, chi l’avrebbe mai detto: Padani e Terroni uniti nella lotta!
*********************************************
C'è un altro post che ti potrebbe interessare. Se vuoi leggerlo clicca qui.